Napoli, domani a Bergamo più che il recupero degli assenti, serve umiltà. Tanta umiltà. Che fa rima con unità, che è parente di compattezza e voglia di sacrificarsi. E’ il momento clou in campionato, dopo l’Atalanta ci sono partite in fila estremamente alla portata degli azzurri: Benevento, Sassuolo, Bologna, l’occasione di mettere fieno in cascina per lo sprint per un posto nella prossima Champions League, prima del doppio incrocio esterno con Milan e Roma. Le caselle libere per la Coppa potrebbero essere due, anche la Juventus, battuta lo scorso weekend, è nel giro di pochi punti e c’è ancora la partita del 4 ottobre da recuperare con i bianconeri. Ma serve il Napoli, ovvero il gruppo che recuperi, almeno per una dozzina di partite, quell’umiltà mostrata durante la prima fase dell’era Gattuso. Forse per il peso dell’indecente ammutinamento che aveva obbligato Insigne e compagni a recuperare un po’ di credibilità anche verso i tifosi. Forse, per l’eccesso di figuracce messe assieme nell’era Ancelotti, o per tutelare il proprio valore di mercato. Quel Napoli oltre a vincere (bene) la Coppa Italia era voglioso, compatto, se vogliamo a volte arroccato, ma con la qualità al servizio dell’umiltà. Quella squadra si è persa, come tante altre volte. Si è persa anche a Granada e gli infortuni in serie, che di certo limitano le forze, non hanno compattato il gruppo. La partita spagnola è stata negativa, senza idee ma soprattutto senza la volontà di cementarsi, anche difendersi, anziché vagare per il campo con poca voglia e fame. Lobotka, invocato in campo dalla stampa che ha preso di mira Gattuso e il mancato ricorso al turnover, è la fotografia di una squadra pallida, incolore. Che è poi la cifra di questo gruppo, costruito nel post Sarri da società e Ancelotti con carenze tecniche e soprattutto mentali, senza leadership definite. Una rosa umorale, alterna, superba, con grandi slanci e inopinate cadute.
NAPOLI, SPRINT DI ORGOGLIO PRIMA DEL RESET DI FINE STAGIONE
Per il Napoli ci sono poche alternative: da Bergamo non può venire via con una sconfitta e soprattutto con una batosta. Riprendersi sarebbe complicato, il gruppo è già sfibrato, il tecnico da settimane messo in bilico pubblicamente. Gattuso, sino a dicembre ampiamente positivo, in linea con gli obiettivi stagionali (gli illusi della rosa da scudetto si saranno finalmente ricreduti?) e da allora anche lui senza orientamento: pare aver perso anche lui il bandolo della matassa, la guida è meno ferma, costretto e consapevole ad affidarsi a un gruppo che lo esalta a suon di schiaffoni a fine gara con la Juventus per poi abbandonarlo senza scialuppa a Granada. E se l’obiettivo Champions al momento si scontra con l’eccessivo peso di sconfitte stagionali (11 in totale, troppe), un briciolo di umiltà, assieme al recupero di parte della rosa, è indispensabile per giocarsi le carte fino ad aprile. Domani potrebbe rientrare Koulibaly, in settimana torna Mertens, uno dei leader alterni della squadra, sparito da settimane in Belgio per recuperare dal male alla caviglia, poi Petagna, Hysaj, Manolas, in attesa di Lozano. E anche del miglior Osimhen. A Bergamo, domani, più che il modulo giusto – a Granada si è giocato con il 4-3-3 invocato da tutti, con risultati rivedibili – serve la testa, la voglia. Ovvero quello che molto spesso è mancato al Napoli.