EditorialiPillole azzurre

Corsa, tagli e gol: la legge vincente del 4-2-3-1

Certo, manca il terzo indizio che forma la prova. Ed è quello più complesso da ottenere. A Torino contro le nemesi storiche, Bonucci e Chiellini, forse pure Buffon, anche se qualche volta, specie nelle coppe, i totem bianconeri della difesa sono stati battuti. Il Napoli delle prime due giornate di campionato vive a tappe la sua rivoluzione copernicana: in attacco si va oltre le tracce sarriste, si cerca la porta, anche con la corsa, tagli. E arrivano i gol: 8 in due partite.  Il 4-2-3-1, le nuove distanze, meno palleggio e attacco alla porta. Il ritorno della profondità, verticalizzazioni, palla sugli esterni per l’attaccante che va nello spazio. Concetti prima sconosciuti, o meglio messi da parte. Lozano, Osimhen, il nuovo corso. Non più solo scambi nel breve, Insigne e Mertens, il verbo dell’attacco degli ultimi cinque anni, patrimonio genetico, intoccabile. 

OSIMHEN VA DI CORSA, LA RISCOSSA DI LOZANO

Si cambia, si sta cambiando e non è un caso che lo stesso Insigne abbia paragonato Osimhen a Edinson Cavani. Come la punta uruguaiana, il nigeriano – oltre al gioco di sponda e alla capacità di duettare nel breve – allunga la squadra, concede spazi e respiri. Che è poi la chiave per superare la resistenza delle medio-piccole, assediate davanti all’area di rigore, il pacchetto di mischia che spesso ha messo in difficoltà il Napoli nelle precedenti versioni. Tra Parma (gli ultimi 30 minuti) e Genoa la formula è stata vincente, otto reti, a segno quasi tutti, perché manca all’appello proprio Osimhen. E in questo senso è evidente che la trasformazione sta cambiando il corso napoletano di Lozano. Il messicano ha spesso metri, la falcata aperta, la possibilità di puntare l’esterno in velocità, arrivando davanti alla porta. Un segnale che non deve sfuggire a De Laurentiis e Giuntoli: con un centrocampista adatto per il 4-2-3-1 si valorizzerebbe il tesoretto di qualità e reti a disposizione di Gattuso.

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