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Quando Datolo asfaltò la Juventus. Una sola partita per scrivere la storia del club.

Jesus Datolo arriva a Napoli in pompa magna, presentato dal patron De Laurentiis con una festa allo stadio San Paolo, ma problemi tattici e col club portano subito al divorzio: giusto il tempo di firmare lo storico 3-2 alla Juve.

Arrivi in pompa magna, deludi, vieni scaricato dopo un anno, ma in quell’anno riscrivi la storia del club. A Jesus Datolo a Napoli è andata così, un flop capace di regalare e regalarsi una (sola) serata da sogno.

De Laurentiis nell’inverno 2009 si assicura per circa 6 milioni una delle stelle del Boca (quello di Palacio e Palermo) e lo presenta in grande stile manco fosse Diego: giro di campo al San Paolo mano nella mano nell’intervallo di Napoli-Udinese, con la certezza di aver fatto bingo.

“Potevamo prenderlo a giugno ed invece abbiamo anticipato i tempi. E poi parliamoci chiaro, da uno che si chiama Jesus possiamo aspettarci il massimo”

Invece Datolo, capelli da ‘Dragon Ball’ e che alla Bombonera adoravano (un’Apertura, una Libertadores e due Recopa in bacheca), in Italia fallisce. Ritmi diversi, guai fisici ed equivoci tattici non gli consentono di prendersi il progetto Mazzarri, ma di battere la Juventus a domicilio sì.

Nonostante sia Halloween è tutto vero, nessuno scherzetto: dopo 21 anni il Napoli vince in casa della rivale più ‘odiata’ e lo fa in un modo folle. Da 2-0 a 2-3 in meno di un tempo, con due uomini copertina: Hamsik e… Datolo!

L’argentino è la mossa della disperazione di Mazzarri, fuori un difensore dentro lui e la partita cambia. La cambia Datolo, che comincia ad asfaltare la corsia mancina e spacca la difesa juventina fino a quel momento in totale controllo.

Assist per l’1-2 di Hamsik, zampata in mischia del 2-2 e contropiede da cui nasce il 2-3 (ancora di ‘Marekiaro’): 6 mesi di apprendistato con Reja e un avvio di 2009/2010 incerto con Donadoni, vengono cancellati dalla serata di Torino. Napoli ringrazia Jesus.

“Mi chiamo così perché quando mia madre era incinta vide un film sulla vita di Gesù e rimase impressionata, tant’è che fece un voto. Mi ispiro a Giggs, batto i rigori. Spero di far bene”.

Semplice fuoco di paglia, perché l’ex Boca non segna più e rimane una riserva: esterno, mezzala, trequartista? Cos’è Datolo? Nemmeno Mazzarri, che aveva preso un Napoli in crisi dalle mani di Donadoni, lo riesce a capire.

Pierpaolo Marino, l’uomo che ci scommette portandolo in azzurro e che cerca di fare lo stesso qualche anno dopo – senza riuscirci – all’Atalanta, prova a inquadrarlo.

“E’ un ‘volante’ di sinistra, in Italia l’equivalente dell’ala, ma può giocare in diversi ruoli del centrocampo”.

Niente da fare, Datolo si rivela un ‘equivoco’ e in Italia non sembra a suo agio. Tanto da guadagnarsi la cessione a soli 3 mesi dallo storico Halloween con la Juve. Campo a parte, a sancire la rottura è un servizio fotografico in patria per una rivista gay – con la divisa ufficiale del club – senza l’ok di De Laurentiis. Uno che dei diritti d’immagine ne ha fatto un caposaldo della sua gestione, non può far altro che metterlo alla porta.

A cui bussa l’Olympiakos, che a metà stagione lo rileva in prestito senza poi però riscattarlo. Datolo in estate rientra in Campania, ma la ‘reunion’ dura pochissimo perchè ormai è fuori dai piani. Scatta un altro prestito, stavolta in Liga, all’Espanyol. Accade nel 2010, parallelamente all’esclusione dai convocati per i Mondiali sudafricani per mano di chi a Napoli è un Dio: Maradona, allora ct dell’Albiceleste.

La Spagna rappresenta il punto di non ritorno nella storia tra l’argentino e gli azzurri, con Datolo che da colpo ad effetto diventa merce di scambio. Entra nell’affair che a gennaio 2011 porta Victor Ruiz – un’altra delusione – dall’Espanyol alla città del Vesuvio, venendo acquistato a titolo definitivo dai catalani. L’ex Xeneize saluta Partenope dopo 25 presenze e la rete a Madama.

Eroe alla Bombonera e flop in Europa, Jesus smarrisce certezze che tenta di riacquistare in Sudamerica: 5 buone stagioni in Brasile fino al ritorno in patria, al Banfield, dove è cresciuto e dove oggi (36 anni) spende a testa alta gli ultimi spiccioli di carriera. E dove da poco lo ha raggiunto Osvaldo. Col fardello di aver perso il treno più importante.

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