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Napoli, tutti colpevoli (qualcuno di più)

Napoli, è l’ora della svolta. Del cambio di passo. Per quel che si può. L’incredibile sconfitta con lo Spezia, con decine di tiri in porta a salve, è la fotografia di uno dei difetti strutturali della squadra azzurra. Ce ne sono vari, su questo sito l’analisi è stata sempre diretta, evidenziando le lacune anche dopo la batosta inflitta all’Atalanta, alla Roma, il dominio a San Siro con l’Inter. Ci sono, ci saranno, almeno fino a fine stagione. Il Covid-19 ha imposto la rosa attuale, che senza la pandemia sarebbe stata assai diversa, forse meno forte e più completa nei ruoli. Forse con un pacchetto di calciatori con meno talento, ma più fame. Ora è così, per centrare la zona Champions League serve che le cose filino. Che gli astri siano allineati. Sennò, è difficile. Lo era anche ad agosto. E i motivi sono diversi. Come le colpe distribuite, ma non in parti uguali.

NAPOLI, DE LAURENTIIS, GIUNTOLI, GATTUSO: NON E’ UN TRIS DI ASSI

Ci sono passaggi che vanno affrontati, per onestà intellettuale. La pandemia ha impedito la partenza di alcuni cardini, da Koulibaly a Fabian Ruiz, che erano già via da Napoli, nel caso del difensore senegalese dopo sei anni straordinari, in cui si è affermato come uno dei migliori centrali al mondo. Non è arrivata l’offerta prevista, il Covid-19 ha dato scacco matto a De Laurentiis, Kou è rimasto. Il suo rendimento è stato altalenante, ma il problema più grosso è il ruolo nello spogliatoio, ovvero leader o presunto tale, di un gruppo, con la testa altrove, o almeno senza quella fame che serve per tirare il Napoli fuori dai suoi problemi. Su Fabian, un altro dei casi spinosi, c’è poco da aggiungere: non va, non va e il modulo c’entra poco: concentrazione, cattiveria, attitudine. Non ci sono. Anche lui era già via, non ha neppure rinnovato. L’offerta giusta non è arrivata, è rimasto, con rendimento molto più che deludente. Questi due, assieme a Mertens, Zielinski e Insigne sono le guide del Napoli. Non sono certo Ronaldo e Ibra, ma neppure Bonucci, Chiellini, per citare due nomi (ma ce ne sono tanti altri) che esercitano la leadership in gare come con lo Spezia. Reina, Albiol, Hamsik, totem come Cavani e Higuain. Da queste parti non sono più passati atleti con questo carisma. Potrebbe avercelo Osimhen, purtroppo ai box da troppo tempo. Questo è il male maggiore, non affrontato e risolto da preidente e Giuntoli, perché la fiolsofia del Napoli impone che sugli ingaggi non si possa alzare troppo la posta. Ma i leaderi i calciatori che fanno cambiare passo in campo e nello spogliatoio costano, ma servono. Le altre ne hanno, il Napoli no. In più, squadra costruita male, a tavolino, da presidente e direttore sportivo, formidabile sugli esterni offensivi, deficitaria su quelli difensivi e sopratttutto in mezzo al campo. E nella riflessione sul mercato non va incluso Gattuso, semmai Ancelotti che due stagioni fa, nel post Sarri, ha avuto modo di pianificare, con scelte scellerate (un centrocampo inesistente, terzini di qualità bassa): Gattuso ha chiesto e ottenuto solo Demme e Osimhen, certo non Rrahmani, Lobotka, neppure Politano. E il Covid-19 gli ha impedito di ottenere più che Bakayoko.

DAL PORTIERE ALLA GESTIONE DI FABIAN: LE COLPE DI RINO

Il lavoro di Gattuso al Napoli è stato straordinario nei primi sei mesi, positivo da settembre a dicembre, deficitario nell’ultimo mese. La fotografia di successi, la Coppa Italia, la riscoperta della zona Champions, l’attuale sesto posto. E se certo non gli si può imputare troppo se la squadra, con antico vizio di atleti barocchi e non capaci davanti alla porta, spreca pacchi di occasioni da gol, anche lui sta naufragando e non per una questione di modulo, del 4-2-3-1 che diventa 4-3-3. La squadra non ha anima perché nella sua struttura è costruita male, proprio alla base, ma Rino avrebbe potuto pretendere almeno un mediano in più, Fabian è questo da quasi due anni, Zielinski è la classica fidanzata sbagliata che ammalia e ti lascia a piedi, Lobotka è un caso, Elmas è svogliato e senza ruolo: oltre a Demme e Bakayoko serviva altro. E se sempre su questo sito, anche quando le cose filavano, abbiamo invocato una scelta tra Ospina e Meret, anche scegliendo il colombiano, perché al friulano l’alternanza fa male, Gattuso non doveva accettare di partire con cinque terzini che non valgono due decenti titolari di una squadra che gioca in Europa. Manca qualità in più ruoli, non si è imposto, certo c’è stato il Covid, un mercato breve e due stagioni incollate, ma la differenza con le altre competitor era evidente. E’ questa forse la responsabilità principale di un tecnico capace, molto capace (lo ha dimostrato), onesto e diretto. Non la tattica, la coperta corta per coprire i buchi di organico e personalità.

 

 

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