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Napoli, il limbo che fa male a tutti

Napoli, il limbo fa male. A tutti, dalla proprietà all’allenatore e soprattutto alla squadra, che già in passato ha dimostrato di non reggere minimamente il clima di tensione, tra un presidente furioso e un allenatore in bilico. C’è l’Atalanta, mercoledì, che potrebbe regalare al Napoli la seconda finale in fila di Coppa Italia. E ci sono gli assenti, tanti, troppi, che non devono rappresentare un alibi, anzi per il tecnico non lo sono mai stati, ma esistono, eccome. Ora anche Manolas, con Maksimovic l’autore della sconfitta con il Genoa: il greco è out per tre settimane, l’ennesimo infortunio, stavolta di natura traumatica. E mancheranno ovviamente ancora Ghoulam e Koulibaly, positivi al Covid-19 e Fabian, che è guarito ma lontano da una condizione accettabile per l’immediato rientro in gruppo. E non faranno parte della trasferta a Bergamo Mertens, chissà Insigne. Insomma, è dura. Ma lo è ancora di più per l’assurdo clima che si è generato intorno alla guida tecnica del Napoli, con diversi siti a tema che soffiano sul fuoco. Gattuso inopinato che ha rinunciato a Ibrahimovic, Gattuso inadatto, la stampa del Nord amica di Rino, Ancelotti (ancora) che non avrebbe dovuto essere esonerato come origine dei mali, il palleggio da dietro che uccide, il modulo, quel 4-2-3-1 ostinato, meglio il 4-3-3, eppoi gli accantonati (che mai hanno battuto un colpo) che meritano spazio, Rrahmani, Lobotka. Tutto sulle spalle del tecnico del Napoli, anche le caterve di gol che la squadra continua a sprecare, dal Genoa allo Spezia, prima ancora AZ e Sassuolo, ma anche a San Siro con l’Inter. Ovviamente, intendiamoci, Gattuso è sul banco degli imputati per i cattivi risultati del Napoli da dicembre in poi, l’involuzione è stata evidente, l’alternanza di prestazioni pure. E’ un uomo che dà rispetto, che forse piace poco perché parla di veleno e annusare il pericolo, forse è amico di pochi e non coinvolge con il suo curriculum, forse conserva il vizio (o il pregio) di rispondere nei denti a tutti, senza distinzioni.

NAPOLI, ADL DECIDA SU GATTUSO, LA STAGIONE E’ A RISCHIO

Del clima di incertezza e tensione, mentre ci si gioca campionato e coppe, ne risente ovviamente l’allenatore, che ha perduto lucidità, che sembra seguito (ma con qualche distinguo) dalla squadra amletica e discontinua, che pure si lamentava della paciosità di Ancelotti, sempre troppo calmo e mai urlatore, mentre ora si lamenta di Gattuso che a bordocampo urla, strepita, dirige. Sono fatti così, i ragazzi azzurri, molto emotivi, mai decisi e decisivi, spesso in balia degli umori. Anche per questo motivo, ovvero per sottrarre dagli alibi una squadra che si è mostrata immatura più volte, senza leader guida nei momenti bui, anche poco più di un anno fa con l’ammutinamento, il presidente azzurro deve rivedere la sua strategia, con la sua indecisione rischia di veder sfumare gli obiettivi. Il rapporto con Gattuso si è rotto, pubblicamente, visivamente. L’improvvido tweet della società che ha di fatto confermato la condizione del tecnico in bilico, la furia di voci (uscite a caso??) su Benitez, su Mazzarri, sui consigli di Allegri al presidente per dare conforto a Gattuso, su Italiano, Juric, sulla nuova telefonata a Benitez, fino alla conferma (via sms) a Gattuso hanno reso il tecnico un uomo solo e non al comando. Qual è il senso della presenza di Gattuso ancora in panchina? Mancano le alternative o si vuole indurlo alle dimissioni? Se Gattuso, con i limiti mostrati specie nell’ultimo periodo, andasse via domani, il suo bilancio sarebbe positivo, constatazione necessaria da mettere su carta per gli haters che continuano a imperversare tra carta, web e tv: un gruppo ricostruito dalle macerie, l’Europa raggiunta, la Coppa Italia vinta, un campionato con troppe sconfitte, certamente, ma tenendo il Napoli in ballo per il quarto posto, per la Champions League, obiettivo societario, oltre alla presenza tra le quattro di Coppa Italia e il girone vinto in Europa League. E’ arrivato il suo momento? Bene, non è il primo, non sarà l’ultimo, ma il presidente decida in tempi brevi, ogni sconfitta rischia di diventare una Caporetto. Così, un posto in Champions presto diventerà utopia.

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