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Vincenzo Abbagnale il commovente ricordo del nipote

Abbagnale

Vincenzo Abbagnale, porta lo stesso nome di suo nonno, scomparso oggi all’età di 87 anni. Canottiere, 27 anni, secondo le tradizioni di famiglia, punta alle Olimpiadi di Tokyo. Ha iniziato la sua carriera proprio al Circolo Nautico stabia dove è nata la dinastia degli Abbagnale. Ora è tesserato per il gruppo sportivo della ma Marina Militare. Il 2013 è l’anno in cui emerge a livello mondiale. Conquista infatti, nello stesso anno, ben due campionati del mondo, uno nella categoria under 23, e uno pochi mesi più tardi, nella categoria Assoluti. Nel 2016, in preparazione per le Olimpiadi di Rio, viene squalificato per essere arrivato in ritardo, per soli 2 minuti, ad un controllo antidoping.

La squalifica non gli permetterà di partecipare a Vincenzo Abbagnale ai Giochi. Scontata la squalifica ha ripreso nel 2017 partecipando ai mondiali e nel 2018  si è classificato quarto ai campionati europei di  canottaggio in Scozia. La testa è ora per la qualificazione all’Olimpiade di Tokyo che si svolgerà nel 2021. Vincenzo ricorda così il nonno al Corriere della sera.it . “Era un gigante buono, soprattutto con i suoi cinque nipoti. Era tanto severo con i suoi figli, ma tanto dolce con noi. Ci amava tanto. Ogni volta che scendevo da Sabaudia, dove vivo, a Pompei lo portavo a fare un giro con la macchina: voleva controllare i lavori che stavano facendo sui suoi terreni. Su uno di questi sta nascendo una pompa di benzina. La sua terra l’amava più di ogni cosa. Infatti non era molto contento che i figli Giuseppe, Agostino e Carmine avessero fatto canottaggio, Li avrebbe voluti a coltivare frutta e verdura di ogni genere ad accudire gli animali. Ma alla fine ha prevalso la grande voglia di mio padre ed i miei zii di vogare e diventare grandi campioni, nonché quella del dottor La Mura che ha insistito più di tutti nel fare remare gli Abbagnale.

UNA FORZA DELLA NATURA

Era una forza della natura, mio nonno”. Poi, un aneddoto curioso raccontato da Vincenzo. “Nella sua Pompei – rivela – era conosciuto come Vincenzo O’ luong, proprio per la sua statura. Era alto 192 cm, un colosso. Le sue mani erano enormi, ruvide per aver lavorato la terra, ma anche forti e capaci di alzare ogni peso. Mi hanno raccontato della sua forza, perché aveva forgiato i suoi muscoli proprio lavorando la terra, ma aveva un fisico scultoreo. Era capace di alzare un maiale da solo. Nonostante l’età non più verde si sentiva bene e amava stare nei suoi terreni. Ogni volta che lo andavo a trovare lo vedevo arrampicato su qualche albero a raccogliere la frutta o a potare qualche ramo. Non lo vedevo da tempo, da febbraio, poi siamo rimasti bloccati per l’emergenza coronavirus a Sabaudia per il ritiro della nazionale di canottaggio, lo sport di famiglia.

L?ULTIMO SALUTO

Gli abbiamo dato l’ultimo saluto, accompagnandolo al cimitero stamattina. Aveva sei figli e cinque nipoti e per tutti aveva una parola di conforto, era l’esempio da seguire per la sua grande forza di volontà che ha trasmesso a tutta la famiglia. Era orgoglioso dei suoi figli che avevano conquistato tanti successi, ma non si è mai staccato dalla sua Pompei. Faceva fatica a lasciare la sua casa, le sue cose e i suoi attrezzi da lavoro. Quando però scendevo a trovarlo gli faceva piacere uscire con me. Ultimamente non riusciva ad accudire i suoi amati animali e quel gigante, con l’età, si era piegato nel fisico, ma non aveva perso l‘amore per la per la sua casa e per i suoi terreni che ancora coltivava con passione e dedizione. Io ho solo ricordi belli e quel sorriso dolce che mi ha accompagnato in questi anni.  Non dimenticherò tanto facilmente quel suo carattere burbero con i suoi figli, ma che sapeva sciogliersi davanti ai suoi nipoti. Mi dava consigli e mi diceva di non mollare mai. Continuerò a tenere in mente le sue raccomandazioni che saranno di insegnamento per la mia vita”.

 

 

 

 

 

 

 

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