Editoriali

Stop a baci e abbracci, il buon esempio dello sport

Non è il momento di baci e abbracci. Né per strada, con gli amici o i parenti. E così in campo, sul parquet, in piscina. Allo sport, inteso come atleti, in questo memento storico è richiesto uno sforzo ulteriore. Dopo essersi visti rivoluzionare il calendario, annullare, posticipare eventi, rivoltare come un calzino anche la vita privata con tamponi e test a cadenza quasi quotidiana, tocca anche dare l’esempio. Trattenere le emozioni. Prendiamo il calcio italiano, che ha rivisto al ribasso la norma sui tamponi – solo 48 ore dalla partita, non più ogni quattro giorni -, che non vuole saperne di tagliare un po’ di partite per rendere il calendario più gestibile alla luce delle positività da Covid-19.

IL RUOLO DEI CALCIATORI, BUON ESEMPIO PER I PIU’ GIOVANI

I calciatori sono in questo momento trattati come automi. In campo ogni tre giorni, ogni sette giorni, testati, passati allo scan, indagini sierologiche, limitazioni anche nella vita privata, nessun contatto con i tifosi, interviste a un metro dalle telecamere. Molti di loro, particolare messo poco in evidenza, non avrebbero preso parte alla furia di partite di Serie A compresse in poche settimane, da giugno ad agosto. La paura del Covid-19,  allenamenti in una specie di bolla. Eppure l’hanno fatto, professionisti pagati a peso d’oro, certamente. Ora si va oltre. Con l’aumento significativo della curva dei contagi in Italia, sarebbe un segnale, soprattutto per i bambini, per gli adolescenti che li celebrano ancora come miti, non prodursi in baci e abbracci in campo, in strette di mano, pacche sulle spalle. Dopo un gol, dopo un rigore parato, prima e dopo la partita. Purtroppo ci sono dei momenti in cui il cuore prende il sopravvento sulla ragione. E questo è da capre.

Si dovrebbe mettere in stand by la fisicità, che è poi l’ingrediente essenziale della competizione. Certo, si andrebbe a toccare anche la componente emotiva del giochino, sensazioni ed emozioni del campo. Gli si chiede, almeno fino a quando la pandemia non richiederà a tutti i componenti della nostra società – dai palazzi della politica ai tinelli di casa – un comportamento a prova di distanziamento sociale, l’unica arma, assieme alle mascherine, per proteggersi dalla furia del Virus. E’ difficile, anche eccessivo chiederlo. Anche negli altri paesi gli atleti si scambiano sensazioni, gesti. Fa parte dello sport- Della sua essenza.

LA BOLLA NBA A DYSNEYWORLD

Nella bolla Nba a Disneyworld, dove i cestisti della lega più mediatica e analizzata al mondo vivono da ormai tre mesi, ci si scambia il cinque, ci si prende a spallate. Baci e abbracci dopo una vittoria, un parziale vincente. Chiedere ora gesti di estrema responsabilità ad atleti ipercontrollati – per questo motivo stanno saltando fuori diversi casi di positività in più discipline – è forse troppo. Per esempio, nel calcio si potrebbe evitare il saluto con abbracci e scambi di maglia, a fine partita. Si potrebbe evitare, non è un passaggio essenziale per la gara o per esprimere il meglio sul terreno di gioco. Potrebbe essere lo stesso protocollo del Cts a impedirlo. La pandemia, la sua forza, richiede comportamenti speciali.

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