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Spalletti: “Senza paura per infortuni, il Maradona ci può dare una mano”

Il tecnico azzurro parla alla vigilia della delicata sfida con l'Atalanta caratterizzata da diversi infortuni

Luciano Spalletti parla alla vigilia della delicata sfida con l’Atalanta che sarà caratterizzata dai numerosi infortuni. Fabian e Insigne non saranno della partita perché non hanno recuperato dall’infortunio.

SPALLETTI LA ROSA LUNGA E GLI INFORTUNI

“Si fa bene, nel senso che scegliamo con quelli che restano. Ci sono nel corso del campionato le difficoltà E’ fondamentale stare uniti e proteggere la squadra che nelle difficoltà ha già dimostrato quanto ha a cuore questa maglia e lo si vede ogni giorno in allenamento. Ogni tanto scherzando dico ‘guarda che ti faccio giocare’ a quelli che restano, ora capita l’occasione e non c’è situazione migliore per vedere se ci si lascia spaventare o si vuole andare a trovare nuove energie e risorse. E’ fondamentale avere bene in testa, come un chiodo fisso, che noi siamo il mezzo per raggiungere la nostra felicità, noi! Nostra e di tutti quelli che ci stanno vicini, noi siamo l’unico mezzo!”

LE DIFFICOLTA’ E LA SFIDA SCUDETTO

“Si passa da un eccesso all’altro, si vuole dire che è quasi impossibile e poi ci accostate allo Scudetto, si può stare al vostro gioco, ma noi siamo partiti per obiettivi ben chiari e poi strada facendo vedremo che tipo di viaggio porteremo avanti. L’Atalanta è un cliente molto scomodo, sono costruiti bene, quando si parla di rosa forte, io lo dico, poi c’è chi non lo dice ma ce l’ha, anzi se vedete bene come copertura doppia dei ruoli ce ne sono alcune molto più forti di noi, poi noi abbondiamo davanti, ma per completezza di rosa noi stiamo bene, non ci garba dire il contrario, ma ce ne sono altre più a posto. L’Atalanta è completa, tosta, noi abbiamo caratteristiche che possono creargli problemi, bisogna vedere come pilotare la partita, o la conduci o diventi un passeggero della partita e loro ti portano in giro”.

GLI INFORTUNI E LA SQUALIFICA

“Il mio stato d’animo – ha detto Spalletti –  è sempre lo stesso. Per la squalifica è chiaro che faccio fatica a sopportarlo, vengo cancellato dal mio mondo, quello in cui vivo, io vivo per allenare e stare con la squadra, poi la riflessione è che quando io spendo tempo nelle riunioni che comportamento dobbiamo avere in campo, in panchina, anche a chi sta fuori o allo staff, io gli chiedo un certo comportamento, ai giocatori di non cadere nelle provocazioni, accettare gli errori arbitrali, come li posso fare io su un cambio o tatticamente. Io pagherò la multa alla squadra per questo, io lo chiedo a loro e stavolta dovrò pagarla io, bisogna sapersi trattenere.

Mi dispiace, a me piace vivere da dentro la partita. Poi sugli infortunati, capita, ogni partita con questi tempi così ravvicinati è un viaggio verso l’ignoto, non sai cosa può succedere. Dicemmo pure che il 2-0 non ti metteva al sicuro, cambiano 5 uomini e diventa un’altra partita. Noi siamo sotto tempesta, oltre agli infortuni abbiamo avuto anche il Covid e abbiamo messo gente che 3 giorni prima aveva il Covid e diventa dura”.

IL PRESSING ALTO DELL’ATALANTA

E’ quello che tentiamo di fare, tenere palla e portarla sul nostro binario. Dovremo gestire la maggior parte della partita, se la gestiscono gli altri ti portano ad essere sparpagliati perché hanno ampiezza nella gestione, sin dall’uscita, ti creano un aggiramento sinistra e destra e poi la chiudono in molti al centro, sulle palle alte sono bravissimi a chiudere in area con la loro fisicità e forza. Se loro gestiranno molto palla, sarà inevitabile soffrire le loro caratteristiche. Abbiamo tentato anche negli ultimi 30′ col Sassuolo, ma non ci siamo riusciti per diversi motiivi, ma soprattutto quando abbiamo recuperato palla non creando offensiva e accontentandosi”.

DEMME E POLITANO IN CAMPO?

“Si deve valutare, si porteranno dentro le possibilità scientifiche che abbiamo, ma significherebbe dare altre indicazioni di formazione, ma Gasperini è già bravo a capirle, questa teniamola per noi (ride. ndr)”.

STADIO FONDAMENTALE

“Certo, ho parlato a volte con Aurelio, lui è molto disponibile che avvenga questo, è chiaro che poi allo stadio bisogna comportarsi bene nel viverlo, stanno lavorando anche in società per questo, lo stadio pieno, e tutti sanno che i giocatori hanno un grosso beneficio, anche quelli fuori ai bordi che le vedono”.

JUAN JESUS E MERTENS

“Juan Jesus lo conosco da parecchio tempo, è significativo come viene accolto nello spogliatoio, si è fatto già conoscere ed apprezzare come persona, tutti ne parlano bene, ha esperienza, forza, una forza da vendere, ha conoscenze, è chiaro che farsi trovare pronto è ciò che fa la differenza per chi gioca di meno, ma ha tutte le caratteristiche per fare i suoi compiti. Mertens? Domani è il capitano, ci deve indicare la strada, mi chiedete di Mertens, ditemelo voi che lo conosce da tempo, io l’ho apprezzato da fuori (ride, ndr)”

CON TORINO E VERONA SQUADRE SIMILI ALL’ATALANTA

“Ora ce ne sono molte, questo modo ad uomo, ti vengono a bacchettare da qualsiasi parte. E’ un mezzo importante per allenarsi, io sono convinto che può aiutare la squadra, il confronto individuale aiuta se lo affianchi all’altro. Dentro l’allenamento lo smanacchio è perfetto, ti alza il livello delle sfide individuali di cui si parla, impari ad andare più forte sull’uomo, poi anche se giochi a zona vai più forte sull’uomo nella tua zona. Loro su questa hanno vantaggi ma poi è la costituzione fisica che fa la differenza, tra loro è difficile trovare uno sotto il 1.90”.

GASPERINI MIGLIOR ALLENATORE DEL MESE

“Tutto, l’ho visto allenatore, sono andato a cena insieme, lo conosco, è stato uno dei primi su questa strada diversa come impostazione e abbiamo visto in questi anni l’Atalanta dove l’ha portata”.

L’ANDAMENTO DELLA SQUADRA

E’ un viaggio verso l’ignoto, in questi giorni ho ricordato ai ragazzi, ho ricordato cosa hanno fatto finora e non se lo devono far ribaltare da nessuno, gli spaventatori che tifano per altri perché una situazione a favore te la riportano a sfavore totalmente, quelli fanno i tifosi di altri. Noi dobbiamo sapere bene cosa abbiamo fatto, un buon calcio e tanti risultati con una discreta classifica, ma qualcuno vorrebbe metterci in una posizione differente”.

LAVORO MENTALE O FISICO

“I calciatori hanno molte soluzioni, vengono accreditate a me, ma sono le loro. Non mi è mai piaciuto avere uno psicologo vicino, anche se può toccare quei temi meglio di te perché è il loro lavoro, ma questo fa parte della professione dell’allenatore. Si prova a fare entrambe le cose ma con le giuste dosi, senza creare fardelli nella testa”.

 

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