NewsPillole azzurre

Napoli, che caos: follie individuali, il caso-Insigne, la Champions lontana

E’ un minestrone di problemi, errori, contraddizioni. E’ capitato a tutte le grandi del campionato italiano di fallire un ciclo, una stagione, alcune scelte dirigenziali, tecniche. Alla Roma più volte, alla Lazio, l’Inter resta una specialista, così al Milan. E anche alla Juventus, prima dei nove scudetti in fila. Ma la sceneggiatura al Napoli davvero si arricchisce ogni giorno di dettagli che stanno mettendo a dura prova l’attaccamento dei tifosi. Costretti peraltro a soffrire a distanza, senza l’ausilio dello stadio per sfogare il malcontento che dura ormai da due stagioni. La gara di Sassuolo, giocata male, resistendo, praticamente vinta a dieci secondi dal termine, prima della follia di Manolas, porta con sè tanta amarezza e il silenzio stampa imposto ancora dalla società certamente non aiuta nella comprensione di scelte di campo, extra-campo, di Gattuso, della squadra.

NAPOLI IN SILENZIO, MA POI ARRIVA IL TWEET…

Napoli con il silenziatore. Anche dopo lo sfogo, immortalato da Dazn, di Insigne rivolto verso i compagni di squadra che pochi secondi prima avevano gettato al vento tre punti indispensabili per l’eventuale corsa a un posto in Champions League. Immagini forti, forse inopportune, sicuramente condivisibili: il capitano, migliore in campo, è stato l’unico a dare l’idea di voler giocare non solo per il quarto posto ma per la maglia. Per quello che rappresenta, nonostante i rapporti sempre tesi con la società. Lui così come l’intera rosa, che non esplode di gioia nei confronti della proprietà. E poi il tweet ufficiale del Napoli, a squarciare quel silenzio incomprensibile, che dura da settimane, affrettandosi a smentire gli attriti tra Insigne e il resto del gruppo. Altro capitolo di una serie di contraddizioni, di incomprensioni fuori dal campo che non fanno altro che essere pari a quello che si è visto a Reggio Emilia. Ovvero, una squadra che a 30 secondi dal termine è riuscita praticamente a farsi rete da sola, con un linguaggio del corpo che fa più male dei due punti perduti sul campo. L’ennesima dimostrazione, al netto degli errori del tecnico, di un gioco sperduto, di idee confuse, che non si è uniti fuori dal campo, sul terreno di gioco poi è dura..

Articoli correlati

Back to top button