Martin Hagler incantava con la sua danza e tecnica sul ring con il trono dei pesi medi tra il 1980 e il 1987, mentre il Napoli di Maradona si localizzava sulla mappa del calcio mondiale. Anni di grandezza, di battaglie epiche, di successi: nell’anno del primo scudetto azzurro, Hagler divideva con Ray Sugar Leonard l’incontro forse più bello (perduto, l’ultimo della sua carriera) della storia del pugilato moderno. E nei pugni dell’ex campione mondiale dei pesi medi, scomparso qualche ora fa a 66 anni, ricordato anche da Irma Testa via tweet, c’è stato anche un pezzo di Napoli. La moglie, Kay, che ha annunciato la morte del fenomeno della boxe, è napoletana, come ebbe modo di raccontare lo stesso Hagler qualche anno fa: pugni incrociati con il sindaco Luigi De Magistris per uno scatto di rito, una pizza a pranzo e messaggi lanciati a un centinaio di giovanissimi della scuola Sauro Errico Pascoli di Secondigliano. Hagler era a Napoli per un incontro promosso dalla Fondazione Laureus, che si occupa di progetti di inclusione sociale. «Oggi ciò che mi preoccupa di più è il fenomeno del bullismo. Il mio più grande auspicio è che i ragazzi più grandi, i più responsabili, i più forti possano essere una guida per i più piccoli e proteggerli», spiegava The Marvelous – So cosa significa vivere in periferia, ci sono cresciuto nel New Jersey. Dovete amare i vostri genitori perché l’educazione parte dalle mura di casa». Kay, la consorte, tifa per il Napoli, ispirata dalla bellezza del calcio di Diego, mentre l’ex campione era un tifoso della Sampdoria che si apprestava a vivere la pagina più bella della sua storia, l’era Mancini-Vialli, che ha portato allo scudetto nel 1991 e alla finale di Coppa dei Campioni nell’anno successivo.