Sono passati 10 anni da quando Antonietta Di Martino, il 9 febbraio 2011, otteneva a Banska Bystrica, in Slovacchia, la migliore prestazione italiana di salto in alto di tutti i tempi al coperto, saltando 2.04, ancora oggi record italiano e nella top 10 delle migliori prestazioni all time.
Dieci anni da una delle performance più emozionanti mai realizzate da un atleta italiano, che racconta il lungo percorso sportivo di una delle saltatrici di maggior successo della storia italiana e internazionale.
LA SUA STORIA
Antonietta Di Martino, classe 1978, originaria di Cava de’ Tirreni, ha appeso le scarpette al chiodo nel 2015 ma la sua storia è ricca di successi, momenti di difficoltà e nuove vittorie, conquistate sempre combattendo con grinta e determinazione.
Seconda ai mondiali di Osaka nel 2007, terza a Berlino (2009) e Daegu (2011), medaglia d’oro agli Europei indoor di Parigi nel 2011 e ai Giochi del Mediterraneo di Pescara nel 2009. Anni nei quali, per arrivare sul podio dell’alto femminile, ci si confrontava con autentici fenomeni: Blanka Vlasic, Tia Hellebaut, Kajsa Berqvist, Anna Chicherova (poi fermata per doping). Nel suo percorso, tante medaglie ma anche tanti infortuni, ai quali ogni volta ha reagito tornando in pista con tanta convinzione. Di Martino detiene anche il differenziale di salto più alto di tutti i tempi tra le donne, avendo saltato 0,35 metri più della sua stessa altezza.
“L’anno in cui ho saltato 2.04 a Banska Bystrica stavo molto bene: quando rivedo il video mi emoziono perché mi rendo conto che ho staccato molto in alto, con tanto spazio tra me e l’asta. Purtroppo a maggio di quello stesso anno mi sono infortunata e sono arrivata ai Mondiali di Daegu con una sola gara nelle gambe, altrimenti forse sarei riuscita anche a migliorare il record all’aperto”, racconta Di Martino a SportCampania24. Record italiano all’aperto che era comunque già suo dal 2007, con la misura di 2.03.
Una pista evidentemente favorevole ai grandi risultati nell’alto, quella slovacca, se qualche settimana fa la diciannovenne ucraina Yaroslava Mahuchikh è riuscita nell’impresa di saltare 2.06 al primo tentativo. “E’ stata incredibile – sottolinea Di Martino – , a soli 19 anni, credo abbia il record del mondo indoor alla sua portata. Con lei e Maria Lasitskene in pista, i record rischiano di vacillare. A fine marzo sono in programma gli Europei indoor a Torun, ci sarà da divertirsi. In generale, per gli atleti giovani non è mai facile, perché l’alto è una disciplina molto tecnica ma conta anche la tenuta psicologica. Sei lì, salti, ti fermi, aspetti le altre. Può essere snervante. Serve la mentalità giusta”.
“COMPETERE AD ALTI LIVELLI E’ FATICOSO”
Da quando si è ritirata abbandonando le piste, racconta di dedicarsi soprattutto al ruolo di mamma: “Ho un bimbo di 3 anni e mezzo – spiega – e ho voluto concentrarmi su di lui. Continuo a svolgere il mio lavoro nella Guardia di Finanza, di cui facevo parte già da atleta quando gareggiavo per il gruppo Fiamme Gialle. Ho sentito in generale la necessità di staccare con il mondo dell’atletica perché avevo bisogno di riposo mentale: competere ad alti livelli è stancante, ti consuma fisicamente e mentalmente”.
In questi anni, non tutti i talenti italiani dell’atletica leggera sono riusciti a mantenere le promesse, in particolare Alessia Trost, saltatrice di classe indiscutibile, che sembrava destinata a prendere il posto di Antonietta nell’elite mondiale. “Quando a 19 anni salti 2 metri e sei il miglior talento mondiale tra i junior, si creano delle grandi aspettative – spiega Di Martino – e non è facile soddisfarle sempre. Se non si concretizzano, queste attese diventano un vero e proprio macigno sulle tue spalle. In certo senso ci sono passata pure io, anche se avevo 23 anni, ed ero un po’ più grande di Alessia. Mi facevo male in continuazione, sono sparita per un po’ dalle piste e dovevo rimettere insieme tutto per tornare a credere nel mio potenziale”.
LA MENTALITA’ DI UNA CAMPIONESSA
Dopo ogni successo, ogni podio, però è necessario tornare in pista e allenarsi duramente, per non interrompere il proprio percorso. Di Martino racconta che “ho imparato a ricominciare ogni volta da capo. Davo un taglio netto a quanto successo in pista, sia che si trattasse di successi che di gare meno positive. Dimenticavo tutto e mi mettevo a testa bassa a lavorare duramente, ed è diventato un mio modo di fare, per rimanere sempre concentrata e con i piedi per terra. Se dopo un successo perdi il contatto con la motivazione, è finita e iniziano le sconfitte”.
Scegliere un solo momento in una carriera lunga e ricca di risultati positivi è difficile ma per Antonietta “la medaglia di Osaka nel 2007 è stata magica. Il mio primo podio e la realizzazione di qualcosa che avevo sognato per anni. Mi sembrava di essere sospesa tra mille emozioni: ero così commossa che non ricordo molto della cerimonia di premiazione! Avevo sognato quel momento migliaia di volte e finalmente si era realizzato”.
L’INCOGNITA TOKYO
Il 2021 è l’anno in cui dovrebbero, finalmente, disputarsi i Giochi Olimpici di Tokyo, previsti nel 2020 e rinviati a causa della pandemia. L’atletica avrà finalmente il suo palcoscenico a cinque cerchi? “Spero con tutto il cuore che le Olimpiadi si possano svolgere tranquillamente – spiega Di Martino – , da atleta so cosa significa lavorare quattro anni per questo obiettivo. Già il rinvio dello scorso anno è stato duro da digerire. Sono in contatto con tanti atleti che si stanno preparando per partecipare e anche a livello psicologico tutte queste incertezze non sono facili da gestire”.