Il Napoli esce dalla Champions, grazie a tanti errori: arbitrali e tecnici. Alla fine, però, conta buttarla dentro e il Napoli nelle due partite dei quarti non ci è riiuscito se non nel finale con Osimhen. Ha prodotto una grande mole di gioco, ma sembra avere la sindrome del “braccino corto”, ovvero quando il tennista sa di essere a un passo dalla vittoria ma, in modo inspiegabile, inizia a sbagliare, non prende neanche una palla, commette errori clamorosi proprio quando dovrebbe dare il massimo per conquistare il successo finale.
La Juventus alle porte
E domenica c’è la Juventus. Non è il momento migliore per affrontare i bianconeri visto che gli azzurri hanno quattro infortunati di cui oggi si saprà l’entità. Una vera iattura per il Napoli che deve vincere quattro partite per poter brindare al successo, visto che la Lazio è distante a 14 lunghezze.
Gli errori dei singoli
Kvara è apparso si il più attivo, ma ha anche sbagliato moltissimo sotto porta. Non è dotato di un tiro che abbaglia, che ruba l’occhio ma il suo dribbling (quando gli riesce) è bello da vedersi e la sua classe non si discute.
Il turn over
Nonostante il turnover con il Verona non è andata bene a Spalletti che ha dovuto rinunciare, nella sfida più importante della stagione a Kim e Anguissa. Insomma, non proprio il massimo. Ma tant’è i sostituti hanno giocato davvero poco in stagione e quindi ci sta che non siano al massimo.
Cosa va e cosa non va
Lo spirito è sempre quello di attaccare, di dare spettacolo e giocare in modo lineare. Ma a questo punto della stagione, proprio come l’anno scorso, mancano le forze e occorre una sterzata per approdare sul rettilineo finale in scioltezza e chissà che ora con il peso della Champions sul groppone non si possa andare più spediti, visto che ora ci sarà la settimana tipo degli allenamenti e un Raspadori ritrovato. Ora bisogna solo centrare il traguardo atteso da 33 anni.