Nella terza puntata di Goal Position, andata in onda Martedì scorso su Radio Amore Campania, è stata ospite Patrizia Panico, icona del calcio femminile italiano e attualmente allenatrice della Nazionale Under 15 maschile.
L’attaccante che ha il record di gol in Nazionale, ha vinto tutto in Italia, tra Scudetti, Coppa Italie e Supercoppe, detiene il maggior numero di reti in nazionale ed è entrata nella Hall of Fame del calcio. I suoi idoli sono sicuramente Zidane e Roberto Baggio, poiché quando ha iniziato a giocare il calcio femminile non aveva questa visibilità. Il suo libro, “Volevo essere Maradona” scritto dalla giornalista Valeria Ancione è un inno alla gioia, Oltre all’amore smisurato per questo sport emerge la tenacia con cui Patrizia ha inseguito il suo sogno, rinunciando spesso ad altro e faticando non poco per realizzarlo.
Non basta la passione, non basta il talento. La fortuna aiuta, ma neanche quella è sufficiente. Ci vuole una perseveranza, che quasi sempre non abbiamo, e spirito di sacrificio.
“Quando ho iniziato a giocare a calcio io, purtroppo, non c’era molta visibilità del calcio femminile e quindi avere anche dei modelli femminili di riferimento era molto difficile. Io quando ho iniziato avevo 12 anni, quindi – esordisce Panico – non avevo la possibilità di poter vedere come ora partite di calcio femminile in televisione. Non era cosi accessibile e quindi i miei punti di riferimento erano sicuramente al maschile”.
Nella citazione del suo libro oltre a parlare del calcio, della famiglia, degli amici e di tutti i successi che ha avuto si parla anche del suo soprannome Bruscolo: “Quando sono andata a giocare in un club vero e proprio, che era un club vicino a casa mia, praticamente ero la più piccolina, avevo 12/13 anni, non ricordo, andai a giocare in questa squadra che militava in Serie C ed erano tutte ragazze più grandi di me, dai 30, 25, 20 anni, e quindi appena mi hanno vista mi hanno soprannominata bruscolino. Poi man mano che andavo avanti con l’età, crescendo è diventato bruscolo”.
Non poteva mancare una domanda che spesso si fa a molte attaccanti sul compagno di reparto ideale. “Sono state tante perché ho giocato, veramente con giocatrici importanti. Da un punto di vista di feeling, ho avuto un grandissimo feeling con Manuela Lattanzi alla Lazio. Ci bastava uno sguardo e capiva dove volessi la palla. Poi mi sono trovata bene con quasi tutte le mie compagne di reparto. Da Gabbiadini a Gazzoli, insomma ho giocato veramente con giocatrici molto molto forti”.
Su Carolina Morace, Patrizia Panico, definita la sua erede, solo parole di stima per quello che ha fatto per il calcio femminile. “È una persona che stimo molto per quello che ha fatto nel calcio femminile e non solo. È una persona che ha buoni ideali. Non ci vediamo tutti i giorni, capita raramente di sentirci, ma c’è massimo rispetto e massima stima”.
Una carriera ricca di successi, ricordiamo 10 Scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe italiane, per un totale di 23 titoli, ma che non è stata condita solo da ricordi belli legati ai trofei, oppure agli inizi della sua carriera, ma anche sconfitte che bruciano. “Anche qui trovarne uno soltanto è difficile in entrambi sensi. Di momenti difficili ce ne sono stati tanti, cosi come ce ne sono stati tanti di quelli piacevoli. Ricordo con molto entusiasmo gli anni che ho passato alla Lazio, perché erano anni, sicuramente, di grandissima condivisione. Visto che era una squadra fondata da giocatrici bene o male della stessa età, quindi c’era grandissima partecipazione anche fuori dal campo. Grandissima condivisione di tutto e momenti bellissimi alla Torres, momenti bellissimi al Verona, ma alla fine in ogni squadra sono riuscita a trovare momenti belli e purtroppo ci sono stati momenti belli. Uno brutto agli Europei, nelle fasi finali dove avevamo vinto, nel girone eliminatori, con la Danimarca, che era una delle favorite, nella prima partita. Nella seconda partita ricordo che avevamo pareggiato con la Norvegia e quindi dovevamo affrontare, nell’ultima gara , la Francia, che era già a casa, ci bastava un pareggio, ma arrivò la sconfitta. Questo è il ricordo brutto”.
Infine, da un’ icona del calcio femminile come lei non poteva mancare un consiglio per le nuove leve, per quelle giocatrici che un domani vedremo indossare la maglia della Nazionale Italiana. “Non so una persona che dà molti consigli. L’unico consiglio che posso permettermi di dare è semplicemente quello di non mollare mai, di andare oltre quelli che sono gli ostacoli, quelli che sono tutt’ora dei pregiudizi, quelli che sono delle limitazioni. Laddove non c’è ancora pari opportunità, laddove non c’è il giusto rispetto dello sporto e del sacrificio, io consiglierei di non mollare di andare avanti che primo o poi tutti questi muri cadono”.